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Copertina del libro omonimo di Amedeo Quondam
Copertina del libro omonimo di Amedeo Quondam (Il Mulino, 2013)

FS 2018: Rinascimento e classicismi. Forme e metamorfosi della modernità.

Amedeo Quondam

Da molto tempo la parola Rinascimento è entrata nell’uso comune (con relativi abusi) in tutte le lingue del mondo, anche nelle insegne di alberghi e negozi: Google propone circa 220 milioni di risultati alla ricerca con renaissance. Ed è usato in senso positivo: come equivalente di una grande qualità estetica, che con il suo nome rinvia comunque all’elaborazione di una forma bella che è stata (ed è) soprattutto italiana.

In questi usi (e abusi) oggi tanto pervasivi resta ovviamente ben poco di quella che fu una radicale discontinuità culturale, portatrice di una nuova interpretazione universale della storia in grado di proporsi come organica visione del mondo e del suo stesso senso. L’invenzione concettuale della categoria di Rinascimento (elaborata in primo luogo da Francesco Petrarca) comportò infatti immediatamente l’invenzione della categoria di Medioevo, e nel suo istituire il rapporto diretto (e restituito alla sincronia) dei Moderni con gli Antichi anche la reinvenzione del mondo greco-romano, come fondamento primario e come modello indispensabile per la conquista di una identità estetica ed etica volta alla perfezione e alla virtù. Noi, i Moderni, e loro, gli Antichi: di nuovo nella continuità del tempo.

Il corso sarà orientato all’analisi delle caratteristiche strutturali e generali di questa discontinuità culturale, indipendentemente ai diversi campi in cui il Rinascimento fu efficace (lettere, arti, musica, filosofia, scienze), e in particolare all’analisi del rapporto imitativo con la Natura (e con i modelli antichi che l’hanno sapientemente imitata), che divenne il fondamento di ogni pratica comunicativa nella conversazione sia ordinaria sia formalizzata, perché è nella Natura che risiedono i princìpi di proporzione, simmetria, ordine, convenienza, armonia, tutte insomma le categorie estetiche che saranno costitutive e proprie del Rinascimento, e che avranno efficacia anche nel campo etico, costituendosi come coerente e organica “forma del vivere”.

Il corso affronterà anche questioni propriamente storiografiche, relative ai modi con cui il Rinascimento fu chiamato dai suoi stessi protagonisti, con una notevole ricchezza lessicale e metaforica, e quindi alla sua efficacia come specifica fase della storia moderna, fino al suo trionfo, a metà Ottocento, con i grandi libri di Jules Michelet e Jakob Burchkardt. Sarà in particolare analizzato il suo rapporto con le altre categorie che nel tempo hanno cercato di dare conto delle dinamiche culturali, da Umanesimo a Neoclassicismo.

Con un problema: quanto dura il Rinascimento? Se è indispensabile cogliere il punto di vista, e le ragioni, di chi si si sentì, e volle, rinascere nella pristina forma, una volta che questa rinascita è compiuta cosa diventa? Non si può insomma rinascere all’infinito.

Il corso ragionerà sulla categoria di Classicismo come sistema integrato, e di pervasiva efficacia, che si costituisce in tipologia culturale dell’Antico regime europeo, delle sue corti e della sua nobiltà. Una tipologia distintiva e riservata, senza frontiere né politiche né religiose, che solo le Rivoluzioni e la vittoria della borghesia e dei suoi stati nazionali troncheranno, quando il Medioevo tornerà a essere valutato da schiere di romantici, in forte contrapposizione anticlassicistica (e antimediterranea e anticattolica).

Il protagonista di questa storia culturale è il miles litteratus, senza però dimenticare la parte fondamentale che nella diffusione delle nuove pratiche culturali assume la dama, soprattutto quando diventerà la governatrice del tempo libero, prima, e dei suoi giochi di società, e la signora dei salotti di conversazione, poi.  Ma è la mutazione della figura e degli attributi del guerriero a cavallo a fare la differenza, in un ordine sociale che è ancora profondamente feudale: è il cavaliere che esercita da secoli il mestiere delle armi e che ora inizia ad accogliere le sollecitazioni dei primi umanisti e si persuade che le lettere e le arti, e quindi una diversa forma del vivere, siano il supremo ornamento della sua nobiltà.

Considerandolo come protagonista consapevole e attivo (anche come scrittore e poeta), e non solo come mecenate o protettore, di questa nuova tipologia culturale, tanta parte della storia delle arti e delle lettere nei secoli del Classicismo assume una notevole coerenza unitaria, ovviamente segnata da un’infinità di adattamenti e metamorfosi nel tempo e nello spazio, ma sostanzialmente invariata e invariante nella sua forma profonda. Basti pensare alla lunga durata dell’efficacia di senso della tradizione mitologica che popola di storie e di figure le pareti e gli spazi delle residenze regali e aristocratiche, che tendono tutte ad avere un corpo architettonico funzionalmente omogeneo, al di là delle diverse dimensioni e del diverso fasto.

Il miles litteratus comporta un altro effetto positivo: la definitiva liquidazione sia della strumentale frontiera con il Medioevo (strategicamente necessaria invece per i testimoni della Rinascita) sia dell’impianto nazionale delle nostre storie, ancorate senza più alcuna ragione ai modelli nazionalistici della storia ottocentesca: Rinascimento e Classicismi obbligano dunque a una storia su scala europea e di lunga durata.

Per le sue esemplificazioni il corso non utilizzerà soltanto materiali letterari della tradizione italiana (dalla paideia degli umanisti al Libro del Cortegiano, dalla tradizione petrarchistica alle grandi metamorfosi del romanzo di cavalleria che cerca di farsi epica moderna), ma spazierà molto nei campi delle arti, anche minori (dai castelli che diventano residenze alle ville suburbane con i loro giardini, alle armature che non servono più a nulla se non a dire la virtù del nobile guerriero che le indossa), con una particolare attenzione alle profonde innovazioni che il rapporto con la Natura apporta nei campi delle scienze: a esempio, con la nascita dell’anatomia descrittiva e con il rilancio della matematica come base imprescindibile nei campi della prospettiva e della «divina proporzione».

Rinascimento e classicismi
Rinascimento e classicismi: forme e metamorfosi della modernità. Semestre primaverile 2018: dal 27 febbraio al 24 aprile 2018 martedì 15.15-17.00 (HG F 7) e giovedì 17.15-19.00 (HG D 5.2)
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